Napoli, 19 maggio 2010 - La comprensione di un enunciato corrisponde certamente ad un processo di decodificazione linguistica ma è anche e soprattutto il frutto dell'interpretazione di tutte quelle informazioni relative al contesto in cui l'enunciato stesso è stato prodotto. Ed è proprio questo l'oggetto di studio della pragmatica, ossia l'uso del linguaggio attraverso la comunicazione o il contesto: si tratta di una disciplina relativamente recente che il Prof. Jacques Moeschler, direttore del dipartimento di linguistica dell'Università di Ginevra, considera come ancora relegata in sordina, o comunque non approfondita alla stregua delle più tradizionali “colonne portanti” della linguistica quali la fonologia, la morfologia, la sintassi, la semantica.
È in quest'ottica, dunque, che la pragmatica estende il proprio campo d'azione oltre ciò che riguarda il codice, e quindi oltre la semplice codificazione e decodificazione del messaggio, a ciò che invece riguarda l'inferenza, ovverosia il senso che un enunciato può avere al di là del suo significato letterale. La pragmatica fa dunque riferimento a un tipo particolare di comunicazione, la comunicazione ostensivo-inferenziale, secondo cui il soggetto parlante mostra la sua intenzione comunicativa attraverso un enunciato (ostensione), intenzione che sarà riconosciuta e che permetterà all'interlocutore di inferire ciò che il soggetto parlante voleva comunicargli (inferenza).
Il senso di un enunciato, a questo punto, è da intendere quindi come il risultato di un processo inferenziale che parte dalla combinazione di un'informazione linguistica, esplicita nell'enunciato, e di un'informazione contestuale, al contrario implicita nell'enunciato.
Come si è visto quindi la comunicazione non letterale è una vera necessità proprio a causa dell'incapacità del linguaggio di riflettere, in maniera trasparente, i pensieri degli interlocutori e sebbene l'argomento sembri essere sfuggente (certamente a causa della sua immensa portata), l'interesse nei suoi confronti è destinato a crescere ancora: in fondo, ricorda il professor Moeschler, la dimensione pragmatica della lingua è da annoverare oggigiorno come l'unica nonché l'ultima peculiarità dell'uomo, rispetto alle macchine, a livello comunicativo.
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