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21. 04. 2010| Eventi e convegni

Sigilli dal Vicino Oriente. Storia di un metodo

Simonetta Graziani illustra le diverse tipologie di sigilli, diffusisi parallelamente alla scrittura cuneiforme, passando in rassegna i vari metodi di studio

Napoli, 20 aprile – Si è tenuta oggi la seconda lezione del seminario interdisciplinare sugli sviluppi recenti negli studi sul Vicino Oriente Antico. A parlare è stata Simonetta Graziani, docente di Epigrafia Accadica e Storia del Vicino Oriente Antico.
Il titolo della conferenza, “Sulle spalle dei giganti”, si richiama a una lettera di Newton del febbraio 1676, in cui lo scienziato sostiene che i suoi studi non avrebbero raggiunto risultati eccellenti se non si fosse appoggiato sui giganti che lo avevano preceduto. Questo passo è stato ripreso da due ricercatori, Christopher Walker e Stefania Altavilla, per indicare il debito nei confronti del metodo inaugurato intorno agli anni ’70 da eminenti studiosi, tra cui oltre a J. MacGinnis figura anche la professoressa Graziani con un suo lavoro del 1989. Il testo è una pubblicazione del 2009 e in esso si passano in rassegna 500 delle 30000 tavolette, databili tra il VII secolo A.C. e il 482, facenti parte della Sippar Collection del British Museum. La novità metodologica sta in un’analisi parallela dei sigilli e dei testi in scrittura cuneiforme.
La lezione ha illustrato le diverse tipologie di sigilli (a stampo, cilindrici e misti) utilizzati già a partire dal V millennio come marchio d’identità o di integrità. I sigilli cilindrici, il cui impiego è accertato dalla metà del IV millennio, sono decorati con scene naturalistiche o con disegni geometrici e possono chiudere superfici molto più ampie. Con il tempo il repertorio iconografico si è ampliato notevolmente fino a comprendere ogni aspetto della vita dell’uomo, diventando così un’importante documentazione per comprendere alcuni aspetti sociali e politici dell’epoca e per ricostruire periodi della storia dell’arte per i quali si hanno poche testimonianze.
Gli studi sui sigilli sono iniziati a metà ’800. I sigilli sono stati subito considerati oggetti d’arte. Già molto tempo prima, però, ne era stato riconosciuto il valore intrinseco, tanto che ne sono presenti alcuni di età accadica nel tesoro della Cappella Palatina del Palazzo dei Normanni a Palermo. Il problema è che fino a pochi anni fa erano studiati soltanto dagli archeologi e non dai filologi che si occupavano esclusivamente del testo cuneiforme. La vera svolta, che ha portato a importanti risultati, si è avuta quando si è capita la necessità di un’analisi che partisse dal rapporto testo-sigillo.
 

Autore: Aniello Fioccola

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