Giovedì 15 luglio 2010 - Conferenza di Ariel Camejo Vento dell’Università de La Habana su “Ciudad, identidad y nación en la novela cubana contemporánea”
Ariel Camejo Vento, professore presso la facoltà di “Artes y Letras” dell’Università de La Habana, è stato ospite all’Università degli studi di Napoli "L’Orientale" per una conferenza svoltasi nell’ambito del dottorato in “Culture dei paesi di lingue iberiche e iberoamericane”. La conferenza, intitolata Ciudad, identidad y nación en la novela cubana contemporánea, è stata un interessante viaggio fatto di immagini e musica attraverso il quale il professor Camejo ci ha mostrato lo sviluppo dell’identità cubana nella letteratura e il suo forte legame con il territorio e con i luoghi della città de La Habana che ne rappresenta l’essenza. La Habana infatti è divenuta il simbolo dell’intera nazione: parlare di Cuba per riferirsi a La Habana e parlare de La Habana per riferirsi a Cuba è ormai pratica comune.
La città entra nell’immaginario letterario agli inizi del XIX secolo, periodo in cui apparvero le prime stampe raffiguranti la città. Camejo fa notare come alle classiche vedute del porto de La Habana ritratte dai viaggiatori stranieri, con la potente flotta pronta a salpare in difesa della città, i cubani preferivano immagini dall’interno che mostravano attimi di vita quotidiana, tratti del Malecóne panoramiche del Paseo del Prado, luoghi principali dello svolgersi della vita quotidiana habanera.
Dalle prime stampe Camejo passa alla prima protagonista mulatta della letteratura cubana: Cecilia Valdés. Cecilia Valdés è la protagonista dell’omonima opera di Cirilo Villaverde, un’opera che ha saputo rappresentare forse come nessun’altra la società, le tradizioni e la popolazione di Cuba sotto il dominio coloniale spagnolo.
Per quanto riguarda gli autori contemporanei, Camejo fa riferimento all’opera di Alejo Carpentier ed ai più giovani Leonardo Padura Fuentes e Pedro Juan Gutiérrez. Questi ultimi due in particolare, che hanno pubblicato le loro opere durante la crisi che colpì Cuba negli anni novanta dopo la caduta dell’unione sovietica, hanno saputo raccontare la società cubana contemporanea in maniera unica, esprimendo attraverso i loro personaggi il legame con la propria terra ed il forte senso di appartenenza ai luoghi descritti. Padura Fuentes attraverso il protagonista della sua tetralogia delle “quattro stagioni”, il detective Mario Conde, ci ha raccontato di una Cuba “borghese” e poetica mentre Gutiérrez con la Triologia sucia de La Habana, opera appartenente al filone letterario del “dirty realism” o “realismo sucio” in spagnolo, ha portato i lettori nei bassifondi e nei quartieri più popolari de La Habana.
Ed è proprio dai quartieri più difficili che sono nate realtà musicali, ormai note a livello internazionale, che rivendicano con orgoglio la loro appartenenza a zone povere e spesso caratterizzate da un alto tasso di criminalità, denunciando il disinteresse del governo nei loro confronti e riuscendo a superare la censura. Tra queste, il professor Camejo ha mostrato un video del rapper cubano El Insurrecto intitolato Cerro Cerrao ed uno dei portoricani Calle 13 chiamato Querido F.B.I. .
A conclusione, Camejo ha proposto alcune sequenze di due pellicole del regista cubano Fernando Pérez: Madagascar del ’94 ed il film documentario Suite Habana del 2003. Quest’ultimo in particolare, fortemente acclamato dalla critica, ha saputo come pochi altri film catturare attraverso le immagini, l’anima della città e la sua identità. Ed è proprio con le immagini di Suite Habana che il professor Camejo ha concluso la sua conferenza mostrandoci una bellissima scena in cui le onde dell’oceano che si infrangono sugli scogli inondano il Malecón come se volessero riappropriarsi dello spazio sottratto al mare.
Ariel Camejo Vento Cuba Culture dei paesi di lingue iberiche e iberoamericane La Habana Paola Gorla
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