Perdete ogni speranza o voi che entrate (all’università)? Il campo dell’editoria può riservare ancora delle sorprese per qualche giovane studente, irriducibile ovviamente
Nel cortile interno di Palazzo Giusso non si consumano solo fugaci pause pranzo. Il tempo dei corsi è alle spalle, gli esami garantiscono il giusto silenzio e la griglia ci preserva pure da spiacevoli inconvenienti. E allora, i presupposti ci sono tutti per una breve chiacchierata al fresco.
Andrea Corona è un laureando al corso di laurea specialistica in Filosofia, Politica e Comunicazione dell’Università “L’Orientale”. Oggi, per noi, è l’autore di un saggio tratto dal suo lavoro di tesi triennale intitolato “Giochi ringhistici”, pubblicato dalla Kimerik Editrice (Messina 2009).
Corona deve l’ispirazione al film Man on the moon di Miloš Forman, e l’attualità del tema a The Wrestler di Darren Aronofsky. A differenza delle altre “arti”, il wrestling decanta e allo stesso minaccia la rottura del quarto muro: la discussa vicinanza del pubblico. Realtà e finzione spettacolarizzata, vero momento del falso, svelamento del trucco ma in realtà mai del tutto iniziati ai più e contorti retroscena di queste infinite “storie seriali”. È necessario rendersi conto che, in realtà, ad essere palesi sono tanto la finzione della pantomima quanto la veridicità dell’infortunio, le quali cose non debbono necessariamente escludersi. Non siamo qui in presenza di uno sport, né di un reality show; ma neppure in presenza di una beffa organizzata ai danni di qualcuno. Semplicemente, siamo in presenza di un gioco. Ma ecco qualche domanda che abbiamo rivolto all’autore.
La correzione automatica mi suggerisce giochi linguistici, e questa volta tutti i torti non ha. Chiediamo all’autore di che si tratta.
La mia tesi in Teoria dei Linguaggi – dal titolo “Giochi ringhistici: gesto e linguaggio nel professional wrestling”, poi rielaborata e pubblicata come “Giochi ringhistici: perché il professional wrestling è il gioco per eccellenza – riprende un saggio di Roland Barthes dedicato alla semiotica gestuale e il linguaggio del corpo nel wrestling francese degli anni Cinquanta. Ho ripreso il discorso applicandolo al wrestling americano del Duemila, inserendolo all’interno dei recenti dibattiti sul gioco (dibattiti sospesi tra agonismo, maschera, violenza, spettacolo, ecc.). Riferimenti a Bateson, Deleuze, Wittgenstein e altri sono disseminati qui e lì nel testo.
E l’idea di pubblicare un saggio?
È nata in modo divertente. L’intenzione iniziale era quella di unire l’utile al dilettevole. Scrivere una buona tesi triennale era un passo obbligato, ma perché – considerato il tema nuovo e specialistico a cui stavo lavorando – non concepirla in prospettiva? Nel senso, poterla poi pubblicare in forma di saggio che rispettasse i canoni di una tipica opera prima, che fosse cioè un lavoro simpatico e originale neanche troppo elaborato o pretenzioso? E poi, prima ancora che accadesse, già c’era gente all’ università (che non conoscevo!) che mi chiedeva: “Ma sei tu quello della tesi sul wrestling? Perché non la fai pubblicare?” Insomma, avevo di fronte a me già possibili acquirenti di un possibile libro!
Dica concretamente come si fa a pubblicare un libro.
Tecnicamente? Basta recuperare una lista di case editrici e mandare decine di e-mail. E aspettare che ti rispondano! Paradossalmente, dalle difficoltà iniziali sono incappato poi nella difficile posizione di scegliere quale tra quelle che mi avevano dato disponibilità sarebbe stata giusta per la mia pubblicazione. E’ e resta un campo minato quello della saggistica, che è il genere in cui rientrano, grossomodo, gran parte delle tesi di laurea. Mi sono accorto che le case editrici prediligono poesie e narrativa, soprattutto raccolte di racconti umoristici. Faccia a faccia col mercato, la prospettiva cambia. Il punto non è come fare a pubblicare un libro (nel mio caso, col taglio proprio della saggistica filosofica), ma come riuscire a pubblicarne uno di qualità, che si legga!
Ad oggi, com’è andata? Come giovane laureato in questo campo, quali sono le tue aspirazioni per il futuro?
Ho scritto “Giochi ringhistici” più che altro per farmi un nome nel settore e per imparare un po’ il mestiere di saggista. Devo dire che sto ricevendo già belle ed inaspettate soddisfazioni, come recensioni su siti di attualità e riviste specializzate. Un’ultima ora: il libro ha appena superato la selezione di un concorso letterario nel quale parteciperà nella categoria dedicata ai saggi. Con queste premesse, sto pensando di far pubblicare anche la tesi specialistica. Questo almeno è il mio progetto!
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