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Vita all'università | L'Orientale Web Magazine

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11. 06. 2010| Vita all'università

Intervista ad Adriana Kaszycka, dottoranda polacca all'Orientale

Adriana Kaszycka, dottoranda polacca in Teoria delle lingue e del linguaggio presso L’Orientale, racconta la sua esperienza con uno sguardo costante alla sua terra d’origine

Presso quale istituto e in quale disciplina ha conseguito la laurea prima del dottorato all’Orientale?
 
“Mi sono laureata nel 2005 all’Università della Slesia di Katowice, in Polonia, in Lingua e letteratura italiana. Di qui la scelta dell’Italia come altra tappa della mia formazione. Non ho mai perso i contatti con la mia Università primaria, la quale ha una stretta collaborazione con L’Orientale stessa, per cui i rapporti sono ancora vivi.”
 
In quale disciplina consegue il dottorato di ricerca e su quale argomento discuterà la sua tesi?
 
“Faccio parte del dottorato in Teoria delle lingue e del linguaggio e sto preparando la mia tesi sull’onomastica, in particolar modo l’antroponimia dei nomi di origine latina degli abitanti di Napoli, nonché l’aspetto socio-linguistico riguardante le mode onomastiche nell’arco di tempo che va dal 1980 al 2000.”
 
Ha detto di aver scelto l’Italia coerentemente col suo percorso di studi in Polonia. Ma perché proprio Napoli, e perché L’Orientale?
 
“Avevo due idee diverse per il mio futuro: una era il dottorato, l’altra quella di trascorrere un periodo di tempo a Napoli, città già visitata nel 2004, prima ancora della mia laurea, che mi aveva decisamente attratta. Alla base della mia scelta, dunque, c’è stata l’intenzione di unire i due progetti, quello del dottorato e quello di un periodo di permanenza in questa città. Cosicché, informandomi sui differenti percorsi formativi per dottorandi, ho scelto L’Orientale perché incuriosita da quello in linguistica che mi interessava realmente.”
 
Che tipo di accoglienza ha ricevuto in ambito universitario e quali, invece, le difficoltà e gli ostacoli incontrati?
 
“Per quanto riguarda l’ambiente universitario, non ho avuto alcun tipo di problema: l’accoglienza è stata positiva e non mi sono imbattuta in alcuna forma di pregiudizi e diffidenza per il mio essere straniera; tutt’altra storia rispetto ai miei contatti al di fuori dell’Università. È stato molto importante che l’inizio sia stato agevole da questo punto di vista, data la già difficile condizione di chi cambia radicalmente e drasticamente vita in un altro Paese.”
 
C’è qualche docente con cui ha instaurato un particolare rapporto di stima?
 
“Ho la fortuna di studiare in un dottorato dove ci sono nomi importanti e personalità alle quali guardo con rispetto e attenzione, tra cui i proff. Silvestri, Vallini (che ne è la coordinatrice), Montella, Manco, Pannain e altri che potrei continuare ad elencare. Stimo particolarmente il mio tutor, il prof. Silvestri, apprezzato per il suo lavoro quarantennale non solo in Italia, tanto che avevo letto alcuni dei suoi scritti già in Polonia. Per questo ho deciso di trattare un argomento da lui molto battuto e chiedergli di diventare tutor della mia tesi”.
 
Dove vive qui a Napoli e come si mantiene?
 
“Mi mantengo completamente da me, non sono sostenuta economicamente dalla mia famiglia se non in qualche sporadica occasione, per cui da tre anni che sono qui ho svolto e svolgo diversi lavori e lavoretti che, sebbene a momenti alterni e nonostante la diffidenza per la mia condizione di straniera, mi permettono di provvedere a me stessa. Sono riuscita, alla fine, a stare abbastanza bene con molti sforzi e scavalcando diversi ostacoli, non essendo Napoli una città che offre facile accesso al mercato del lavoro. Ho vissuto sempre in città, cambiando quattro abitazioni in tre anni, ma mai in centro, che ho ritenuto invivibile fin dall’inizio, nonostante fosse più logico essendo più vicina alle sedi dell’Università. Quindi ho preso casa prima a Fuorigrotta e poi al Vomero, dove mi sono trasferita da poco.”
 
È riuscita, al di fuori dell’ambiente universitario, ad instaurare rapporti stabili che si sente di definire “duraturi”?
 
“Conosco pochi polacchi e mi raccontano perlopiù esperienze negative a riguardo, mentre io devo riconoscere di essere stata fortunata: oggi posso dire di avere rapporti e legami profondi quanto quelli familiari, che durano da molto, continuano e spero rimangano per tutta la vita, e questo per me è qualcosa di estremamente significativo.”
 
Quali luoghi di Napoli frequenta e/o ama particolarmente?
 
“Mi trovo spesso a frequentare il Vomero, dove vivo, ma un luogo che mi affascina più degli altri, e che mi aveva già rapita durante la mia prima visita a Napoli, è il lungomare di Mergellina con vista del Vesuvio, immagini stereotipate da cartolina che si trasformano in scenari reali. Amo recarmi lì, anche al mare quando posso, e rilassarmi, ricaricarmi e recuperare tutte le forze e le energie.”
 
Quali sono le sue letture e, se ce n’è uno, quale scrittore italiano preferisce?
 
“Al di là dei testi di linguistica inerenti alla mia tesi, che al momento occupano gran parte del mio tempo, amo leggere romanzi e, quanto alla letteratura italiana, un libro che trovo assolutamente stupendo è Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini. Curiosamente, poi, ho riscoperto qui in Italia uno scrittore e giornalista polacco, Ryszard Kapuściński, morto tre anni fa e detentore di numerosi riconoscimenti in Italia e nel mondo, la cui narrativa mi ha molto appassionato. È, tra l’altro, l’unico protagonista polacco della collana Meridiani, pubblicata nel 2009.”
 
Guarda la televisione? Se sì, quali programmi?
 
“Non guardo praticamente mai la tv, mentre quando ero in Polonia appartenevo alla generazione che ne guarda tanta. Qui non ho né tempo né interesse, perché mi è sufficiente navigare in Internet per avere tutte le informazioni di cui ho bisogno, soprattutto riguardo alla vita nel mio Paese, a cui sono molto legata.”
 
Tornerebbe in Polonia dopo il dottorato?
 
“Credo di no. All’inizio ci avevo pensato, ma adesso che sto mettendo le mie radici qui è come se avessi trovato il mio posto sulla Terra in questo Paese, mentre tornare in Polonia sarebbe come ricominciare da capo. Questo non vuol dire che abbia tagliato i legami con le mie origini, anzi, il senso di appartenenza alla mia terra è divenuto più forte proprio vivendo lontana, come credo capiti ai più. È per questo che mi interesso costantemente alla vita e ai problemi del mio Paese.”
 
Quando dice che “si interessa”, parla solo di informazione o di partecipazione attiva?
 
“Oltre alle notizie economico-politiche e sociali, per le quali mi servo della rete, mi interesso in prima persona della vita dei polacchi qui in Italia, nello specifico in Campania, simpatizzando per l’Associazione culturale italo-polacca di Giovanni Paolo II, che ha sede a Napoli, presso la quale ho insegnato lingua polacca ai bambini dell’asilo durante il weekend: è molto importante che, per quanto necessaria l’integrazione linguistico-culturale in un Paese straniero, non si perdano mai le proprie radici e il proprio background.”
 
 
 
 
 

Autore: Luisa Lupoli

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