Notice: Undefined offset: 4096 in /var/www/vhost/magazine.unior.it/platform/includes/common.inc on line 548

Notice: Undefined offset: 4096 in /var/www/vhost/magazine.unior.it/platform/includes/common.inc on line 555
Arte e cultura | L'Orientale Web Magazine

Sign in | Log in

8. 05. 2010| Arte e cultura

Le invasioni barbariche

Secondo film di Denys Arcand proiettato al Festival Autour du Québec che si tiene ogni mercoledì a Via Duomo

Arrivano i barbari. Non quelli che portarono al crollo del dominio romano. Questa è una barbarie differente, capace (come gli antichi barbari) di mettere sotto assedio un impero, ma che si muove secondo modalità diverse. Alessandro Baricco in un breve saggio del 2006, I Barbari. Saggio sulla mutazione, ha tentato di descrivere le forme che hanno permesso a questa barbarie di penetrare, in maniera sotterranea, in quello che oggi è chiamato “il villaggio globale”.
Sullo stesso piano ma con una maggiore complessità, che si misura nei diversi piani di lettura, è l’opera più famosa di Denys Arcand, Le invasioni barbariche. Il film del 2003, vincitore di ben 34 premi internazionali, tra cui un David di Donatello, due premi a Cannes e l’Oscar per il miglior film straniero, è stata la quarta proiezione del Petit Festival Autour du Québec, organizzato dal Centro di Studi Canadesi. Scelta coraggiosa di dedicare un’ampia sezione ad Arcand, autore molto apprezzato dalla critica ma considerato snob e intellettualoide da gran parte di un pubblico poco abituato a un cinema in cui a farla da padrone non sono l’azione e la suspense ma la riflessione su tematiche che ci si aspetta, invece, siano affidate alla saggistica di settore. L’intento è capire con quali occhi un regista nato in Québec guardi gli Stati Uniti, il nuovo impero, e la loro parabola discendente che ha nell’11 settembre uno dei momenti fondamentali (non a caso nel film ci sono le immagini delle Torri Gemelle colpite dagli aerei, e uno studioso di storia sociale che commenta dicendo: “Il cuore dell’impero, per la prima volta, è stato colpito”). La trama si sviluppa attorno alla malattia terminale di Remy, che ha passato tutta la vita tra i libri e il godimento del corpo, quello stesso corpo che alla fine, quasi in uno scatto di ribellione, sembra sfuggire al suo controllo. L’atto estremo dell’eutanasia rappresenta, in questo senso, il tentativo finale di riappropriarsi della propria vita e del proprio corpo.

Autore: Aniello Fioccola

Trackback | url dell'articolo

http://magazine2.unior.it/trackback/917

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
  • Indirizzi web o e-mail vengono trasformati in link automaticamente
  • Linee e paragrafi vanno a capo automaticamente.

Maggiori informazioni sulle opzioni di formattazione.

Captcha
This question is for testing whether you are a human visitor and to prevent automated spam submissions.