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Arte e cultura | L'Orientale Web Magazine

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30. 04. 2010| Arte e cultura

Il declino dell’impero americano

Continua nella sede di via Duomo la rassegna di cinema del Québec in lingua francese

“La menzogna è la base della vita amorosa e il cemento della vita sociale”. È la frase di uno degli protagonisti del film di Denys Arcand, Il declino dell’impero americano (1986), che apre la terza sezione del Petit Festival d’autour du Québec, dedicata al regista nato nella provincia canadese.
Siamo nel dipartimento di Storia dell’Università di Montreal, dove lo stesso regista ha studiato e realizzato i primi lavori. Un lento piano-sequenza ci conduce attraverso il lungo corridoio principale. In questa scena c’è già tutta l’operazione cinematografica-sociologica di Arcand: portarci, senza false reticenze, al cuore nascosto di quella società moderna in cui siamo pienamente immersi e dove il vero collante è l’ipocrisia. Alla fine del corridoio, appoggiate a una finestra, una professoressa con contratto a scadenza, per sbarcare il lunario, è costretta a intervistare una collega su alcune questioni storiche. Ha in mano un registratore: la parola detta non è flatus vocis ma lascerà la sua traccia sul nastro magnetico. Nella vita però non è sempre così, anzi il contrario sembra suggerirci Arcand. Tutto il resto del film si gioca a metà tra il simposio alla maniera greca, ma c’è poco del dialogo platonico dove l’argomento è l’eros come momento sapienziale, e il confessionale, che la docente Buono indica essere uno dei fili conduttori di tutta la rassegna. Nella casa di campagna e nella palestra, unici due spazi di un film che è più da ascoltare che da vedere, la parola è mormorio a stento udibile, è parola che si perde appena detta e che proprio per questo può essere pronunciata, perché su di essa aleggia il peso di una confessione inconfessabile: i quattro uomini e le quattro donne parlano di sesso in piena libertà, senza il freno delle formalità sociali, finché non si ritrovano tutti insieme per il pranzo.
Al di là di una polemica eccessiva aveva ragione Le Monde, quando all’uscita della pellicola, scriveva: “un film de cul qui se regarde avec les oreilles”. È  un film in forma di saggio o un saggio in forma di film.

Autore: Aniello Fioccola

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premio "statunitense"

Premio Hugo d'Argent, Festival internazionale del Film, Chicago, Illinois, USA, 1986

Da notare anche le

Da notare anche le recensioni positive di Le Figaro e i numerosi premi francesi, italiani, canadesi e statunitensi:
Premio Critica internazionale, Festival Internazionale del film, CANNES (1986)
Premio della Stampa, Festival internazionale del Cinema, Taormina (1986)
Miglior film, Journée internationale Georges Brassens, Sète, Francia (1986)
Premio del pubblico, Festival Cinémateur, Vichy, Francia (1986)
Premio d'eccellenza (con borsa di 15.000$), premio come film più popolare,Toronto Film Festival, Toronto (Canada), 1986
Premio come miglior lungometraggio, Rendez-vous Cinema quebecchese, Québec, 1987
Prix Génie come miglior film, montaggio, migliore regia e sceneggiatura originale a Denys Arcand, miglior attrice non protagonista a Louise Portal (Diane, la moglie di Rémy), a Gabriel Arcand (fratello del regista, attore molto noto in Québec) come miglior attore non protagonista, Toronto, 1987

Questi due personaggi, al limite del parossismo come gli altri, rappresentano alcune tematiche fondamentali del film, l'una la sofferenza e l'amarezza della realtà scaturita dalla disillusione dell'amore ideale, della vita "normale", l'altro, la semplicità, l'assenza di filtri della cultura popolare che ignora e, senza rendersene davvero conto, riesce a minare le elucubrazioni e le ipocrisie della cultura alta

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