Note mediorientali risuonano tra i corridoi de L’Orientale. Siamo alla seconda giornata del ciclo di concerti-lezioni che nascono dal tentativo di dipanare il complesso intreccio di influenze che legano la musica occidentale a quella orientale. Fino al 28 maggio, a cadenza settimanale, si succederanno una serie di discussioni in cui l’ascolto della musica sarà accompagnato dalle riflessioni di musicologi e degli stessi esecutori. Un’occasione unica per imparare ad ascoltare senza fermarsi semplicemente a una percezione passiva.
È il caso della giornata odierna che ha avuto come protagonista Salvatore Morra, maestro di liuto formatosi tra l’Italia e il Nord-Africa. Si è iniziato con un brano della tradizione islamica, da cui il maestro ha illustrato l’intero sviluppo della musica araba, partendo dalla fase pre-islamica fino ad arrivare, attraverso la Nahda (Rinascita), al periodo attuale.
Dalla prospettiva storica si è passati, in seguito, a quella più prettamente musicale. Il discorso ha toccato un argomento di grande interesse dal momento che, attraverso esempi partici al liuto, Morra ha passato in rassegna le più importanti scale della musica araba. È questo il punto in cui la tradizione mediorientale interseca quella occidentale separandosene: là dove il Clavicembalo ben temperato di Bach ha fondato il sistema equabile, basato su 12 intervalli costanti, da cui si sviluppa tutta la musica continentale fino agli inizi del ‘900, il sistema tonale arabo ha individuato intervalli ad ampiezza variabile a seconda del maqam (modo) usato.
Nell’ultima parte della lezione il maestro ci ha tenuto a sottolineare quanto la musica nel mondo islamico, non sia soltanto una questione teorica ma soprattutto metafisica. I sufi, per esempio, cercano di giungere all’unione mistica con Dio attraverso il dhikr: canto di pochi versi ripetuti ossessivamente dalla nota più bassa a quella più alta, che coincide sempre con il nome di Allah.
Prossimo incontro: 26 Marzo. Simone Weil, la Grecia e Roma. Paola Sacerdoti.
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