Quando e perché hai cominciato a recitare?
L'anno scorso a settembre abbiamo messo in scena al “Teatro Spazio Libero” di Napoli Polisteroide, un'opera scritta da Francesco Pelliccio e diretta da Antonio Lepre. Si è trattato della mia prima nonché unica esperienza ma il bilancio è sicuramente positivo: indubbiamente alla base di questa passione c'è la voglia di mostrarsi, ma quello che più mi interessa è la possibilità di creare emozioni o comunque spingere le persone alla riflessione.
E la compagnia come è organizzata?
La compagnia è nata circa due anni fa ed è formata da una trentina di studenti afferenti alla Federico II e all'Orientale soprattutto. Quello che ci accomuna, oltre allo status di studente, è la curiosità, la voglia di dire qualcosa ma anche quella di divertirsi e di conoscere nuove persone.
Raccontaci di Polisteroide: come è stata strutturata l'opera e sulla base di quali temi?
Polisteroide è un'opera in due atti interamente ambientata nell'antica Grecia. In effetti l'idea è quella di trasporre temi di grande attualità in un'epoca altra con l'obiettivo di denunciare determinate problematiche che affliggono la nostra società. I vari sketch, impreziositi da riferimenti letterari e storici ed accompagnati inoltre da musica dal vivo, sono legati dal filo rosso dell'ipocrisia di chi predica bene e razzola male: sono affrontati quindi con ironia argomenti altamente drammatici come quello del precariato, dell'eutanasia, del declino culturale, degli scandali legati alla Chiesa o al terremoto a L'Aquila.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
La prossima rappresentazione a cui parteciperò è Zio Vanja di Cechov, anche questa diretta da Antonio Lepre, che dovrebbe andare in scena entro la fine dell'anno ma abbiamo in programma anche l'opera di Scarpetta L'amico di papà.