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Arte e cultura | L'Orientale Web Magazine

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31. 08. 2010| Arte e cultura

Scuola Italiana per gli Studi sull’Asia Orientale di Kyōto (Giappone): intervista al Direttore, il professor Silvio Vita

«L'Orientale, per i rapporti con le istituzioni del continente asiatico e le possibilità offerte agli studenti di recarsi in loco, agisce come un’università di modello anglosassone ed è un esempio d’avanguardia nel panorama italiano»

Professor Vita, come nasce l’ISEAS e con quali scopi?
L’ISEAS nasce all’inizio degli anni Ottanta come sezione dell’Istituto Italiano di Cultura di Kyōto e successivamente acquista identità autonoma ed indipendente stabilendosi nell’attuale sede. Nelle menti dei suoi fondatori, tra i quali il Prof. Antonino Forte prematuramente scomparso, c’era l’idea di creare di luogo di respiro internazionale che potesse promuovere l’impegno e far condividere i lavori di tutti quegli studiosi, italiani e non, che si interessano dell’Asia Orientale. 
Può descrivere le attività principali della Scuola ed i collegamenti con altre istituzioni?
L’impegno dell’ISEAS si dispiega a molteplici livelli rivolgendosi a diversi destinatari. Innanzitutto la Scuola sostiene, dietro richiesta, studiosi e ricercatori del settore fornendo loro supporto. In particolare ci rivolgiamo ai più giovani, ovvero studenti di lauree specialistiche e dottorandi, partendo dagli aiuti logistici come la concessione di un visto di soggiorno prolungato in Giappone, la ricerca di un alloggio, e se necessario, il perfezionamento linguistico presso strutture convenzionate. Tutti i nostri affiliati possono servirsi liberamente della biblioteca con accesso ad internet presso la nostra sede ed inoltre, tramite l’ISEAS, è possibile avere accesso alle maggiori biblioteche universitarie del Paese o avere contatti con docenti locali. Mi piace in particolare sottolineare poi i buoni rapporti che intratteniamo con l’Università Statale di Kyōto, ai vertici d’eccellenza degli atenei nipponici.
Inoltre l’ISEAS svolge attività autonome di ricerca e pubblicazione, organizza conferenze e workshop, come la serie delle “Kyōto Lectures”, conferenze a tema in collaborazione con l’École française d’Extrême-Orient (EFEO), o le giornate di studio “Manabu”, dedicate ai giovani ricercatori italiani. In ultimo, ma non certo per importanza, l’ISEAS è impegnato attivamente in progetti di ricerca congiunti con Università giapponesi e partecipa alla coordinazione dei contatti tra queste e gli Atenei italiani.
Riguardo ai rapporti con altre istituzioni, l’ISEAS è gestita dal Ministero degli Affari Esteri e viene sostenuta da L’Orientale, dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO) e, da poco, anche dall’Università di Padova e dall’Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM). Inoltre l’ISEAS collabora continuativamente con l’EFEO e l’Institute For Research In Humanities dell’Università di Kyōto. Dal 2007 fa inoltre parte della rete di istituti di ricerca ECAF (European Consortium for Asian Field Study) che promuove lo scambio e la diffusione di conoscenze nel campo degli studi sul Continente attraverso un network di più di quaranta importanti istituti europei ed asiatici.
Dati questi contatti si può facilmente paragonare il nostro istituto ad un dinamico crocevia di idee, risorse e materiali tra l’Europa, l’Asia Orientale e il Nord America.
Potrebbe riassumere quali rapporti intercorrono tra l’ISEAS e L’Orientale?
È ormai quasi un decennio che le due istituzioni sono costantemente a contatto. Dal 2001 L’Orientale contribuisce economicamente all’ISEAS, numerosi suoi docenti e ricercatori hanno trascorso periodi di studio presso la nostra sede ed è stato attivato un programma di e-learning in cooperazione. Dati i rapporti privilegiati con l’Ateneo, l’ISEAS mette a disposizione di studenti e dottorandi de L’Orientale, dopo precedenti accordi formativi, tutti i suoi servizi con un particolare riguardo.
Quanti sono in questo momento in Giappone i giovani ricercatori italiani ? L’ISEAS come promuove i loro lavori?
Facendo una stima approssimativa parliamo dell’ordine di un centinaio di persone, un numero veramente elevato, nel quali sono compresi studiosi affiliati ad università italiane, studenti che svolgono il proprio corso di master o dottorato direttamente presso istituzioni giapponesi oppure persone inserite in un percorso di alta formazione con sede in Paesi terzi. A tutti loro sono dedicati i workshop della serie “Manabu” (in giapponese, “Studiare” NdR), incontri aperti al pubblico dove i ricercatori hanno la possibilità di esporre i loro lavori ed i risultati raggiunti. In questo modo, cerchiamo, da un lato, di fornire una “vetrina” dove mostrare far conoscere chi ricerca cosa tra i giovani, e dall’altro, di favorire lo scambio di idee tra esperti nelle diverse discipline.
Al di fuori di studiosi e ricercatori, l’ISEAS offre tirocini o periodi di stage?
Previa selezione, è possibile svolgere esperienze di stage non retribuiti per una durata di tre o sei mesi . Durante questa permanenza si collabora con lo staff, si è coinvolti nelle attività organizzative dell’istituto ed è fornita anche la possibilità di perfezionamento linguistico presso scuole locali. Di recente, l’ISEAS è stata anche inserita tra le sedi del Servizio Civile Internazionale.
Una sua opinione sulla ricerche italiane in campo di studi orientali: sono presenti alcuni settori disciplinari d’eccellenza o particolarmente sviluppati?
Vorrei fare innanzitutto una precisazione : l’“orientalistica” non è una materia accademica e mi piace sottolineare come il concetto di “studi orientali” sia una divisione forzata e un retaggio antico e superato. Creare dei “ghetti”, dove raccogliere confusamente conoscenze per tenerle separate da tutto il resto, non aiuta di certo il futuro miglioramento degli standard degli studi sul continente asiatico, ed è per questo che sostengo sia più corretto suddividere la ricerca in campi disciplinari oppure per aree d’interesse. L’ISEAS si adopera attivamente in questo favorendo lo scambio di conoscenze ed accogliendo ricercatori dai più differenti curricula studiorum.
Per quanto poi riguarda la situazione italiana, il Paese annovera istituzioni di antica tradizione ed ha correntemente all’attivo eccellenti personalità considerate come modelli esemplari sia in Italia che all’estero in diverse discipline. Comunque preferisco non fare nessun riferimento diretto per non mancare di rispetto a nessuno.
Un’ultima domanda molto pratica: che possibilità vi sono di recarsi in Giappone per studio tramite borse di studio e/o sovvenzioni? Sono secondo Lei sufficienti?
Ogni anno il Ministero dell’Educazione Giapponese mette a disposizione di laureati un numero variabile, di solito meno di dieci, di borse di ricerca annuali e biennali. Poi vi sono assegni di ricerca offerti da fondazioni private, come la Canon Foundation, la Toshiba Foundation e lo Shoyu Club. Inoltre non sono da sottovalutare gli accordi di scambi culturali tra Atenei Italiani e Giapponesi.
L’Orientale da questo punto di vista offre un’elevata possibilità, almeno quindici posti all’anno, a studenti meritevoli di lauree specialistiche (e un posto offerto alla triennale) di usufruire di periodi di studio presso Università giapponesi di alto livello. La qualità delle ricerche e l’impegno dimostrato, fanno sì che molti di questi studenti siano poi anche assegnatari di borse di studio esterne, come quelle nominate all’inizio.
Considerati gli attivi e dinamici rapporti che L’Orientale intrattiene con istituzioni del continente asiatico e le possibilità offerte agli studenti di recarsi in loco, mi permetto di definire l’Ateneo come un’ università di modello anglosassone, esempio d’avanguardia nel panorama italiano. Si tratta infatti essenzialmente non di elargire in maniera indiscriminata borse di studio ma effettuare la selezione e l’assegnazione in modo mirato e meritocratico così che chi ne ha i requisiti non si veda negata la possibilità di studiare all’estero.
Per Informazioni:
Italian School of East Asian Studies (ISEAS)
Nihon Itaria Kyōto Kaikan 4F
4 Yoshida Ushinomiya-cho
Sakyo-ku Kyōto 606-8302
Japan
Tel +81 75 751 8132
Fax +81 75 751 8221
iseas@iseas-kyoto.org

Autore: Fabiana Andreani

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